MILANO, SANT'ANGELO

3 commenti:

  1. Fatta edificare dal comandante militare spagnolo Ferrante I Gonzaga in sostituzione dell’omonima chiesa, fatta abbattere perché sul tracciato progettato per le nuove mura della città, è opera dell’architetto militare di fiducia del Gonzaga, il fiorentino Domenico Giunti.
    L'edificio si articola in una vasta navata, circondata da una serie di cappelle laterali e coperta da volta a botte, seguita da un ampio transetto e da un profondo presbiterio.
    Ricorre nella decorazione il sole raggiante col monogramma IHS, simbolo di Cristo diffuso dal francescano San Bernardino da Siena.
    La chiesa si segnala per essere una dei pochi edifici di culto milanesi ad essere sopravvissuti relativamente intatti ai devastanti "restauri" ottocenteschi, che hanno imposto un uniforme quanto banale aspetto "neomedievale" a tutti i monumenti più importanti.
    Anche qui le spoliazioni napoleoniche e la rimozione ottocentesca delle sepolture dalle chiese hanno aperto lacune, ma nel complesso la chiesa si presenta ancora integrlamente nella sua veste manieristica e barocca, conservando tutte le cappelle di patronato delle antiche corporazioni, difese da alte cancellate e decorate da opere d'arte del Sei/Settecento.
    Le lacune sono state colmate nel XX secolo da opere moderne (affreschi, quadri, sculture), non sempre di livello comparabile a quello delle opere antiche, ma tali comunque da fornire al visitatore un'immagine non lacunosa dell'edificio.

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  2. Nella prima cappella, dedicata a Santa Caterina d'Alessandria, all'altare è collocata una copia della pala di Gaudenzio Ferrari un tempo qui e oggi alla Pinacoteca di Brera; le quattro tele laterali, risalenti agli anni '80 del XVI secolo, sono del cremonese Antonio Campi e sono giocate su un forte contrasto luce-ombra che costituisce un precedente lombardo alla pittura di Caravaggio.
    In un'altra cappella si segnala la tela seicentesca con San Carlo in gloria, di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone; nella cappella di Sant'Antonio di Padova vanno ricordati gli affreschi di Simone Peterzano, primo maestro del Caravaggio.
    Nell'arcone che divide la navata dal transetto è dipinta una solenne Incoronazione di Maria del Legnanino.

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  3. Nel transetto si segnalano la Cappella Brasca, decorata da Ottavio Semino, e alcuni monumenti funebri, tra cui l'epitaffio marmoreo di Fabrizio Ferrari, disegnato da Martino Bassi. Nei due bracci, inoltre, diviso in due corpi distinti collocati su cantorie, vi è l'Organo Tamburini a quattro tastiere e pedaliera concavo-convessa, la cui consolle è collocata dietro l'altar maggiore, nel coro.

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