CINISELLO BALSAMO - VILLA GHIRLANDA SILVA

3 commenti:

  1. Edificio in muratura continua, con pianta ad U con ali laterali (adibite ai servizi) notevolmente più basse rispetto al corpo centrale padronale. La facciata principale presenta un portico a sette fornici voltato a crociera, due logge architravate al piano nobile e un attico. Una torretta quadrangolare si eleva all'estremità meridionale. Le strutture orizzontali sono realizzate a volta con varie soluzioni; alcune sale sono coperte da solai piani cassettonati. Sono presenti un sottotetto e delle cantine. La copertura è a quattro falde con coppi. Nell'ala destra è posizionato lo scalone angolare a due rampe con gradini in pietra; si aggiungono una scala di servizio angolare con struttura a sbalzo e una scala in corrispondenza della biblioteca.
    Epoca di costruzione: seconda metà sec. XVII - metà sec. XIX

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  2. Rigorosamente assiale, il corpo principale della villa si sviluppa, fra corte d'ingresso e giardino, con impianto ad "U", definito da due ali laterali che un tempo ospitavano gli ambienti di servizio. L'alternanza di vuoti e pieni infonde plasticità e movimento alla seicentesca facciata d'ingresso: un portico a sette fornici è sovrastato da due logge laterali, ad inquadrare il salone centrale, coronato da un attico con aperture a lunetta. Una torretta belvedere quadrangolare si innalza dalla sommità destra.
    Dal portico si accede alla sala degli specchi con vista sull'ampio giardino: il salone d'onore occupa infatti tutta la profondità della villa. Le pareti sono rivestite da stucco lucido policromo, ad imitazione del marmo, e ritmate da pilastri ionici scanalati. Finti cassettoni e un riquadro centrale con l'Educazione di Bacco decorano il soffitto, opera di Giuseppe Lavelli. Una giostra di putti e satiri con Pan, Bacco e Sileno corre lungo il fregio a grisaille alla base della volta.
    Al piano nobile, sovrapposta alla sala degli specchi, è la sala grande o dei paesaggi. Il gusto antiquario traspare negli affreschi parietali: semicolonne corinzie, illusivamente dipinte con il riporto delle ombre, si intervallano a pannelli monocromi con i Trionfi di Scipione, fonte d'ispirazione le colonne cocliti romane.
    In sensibile contrasto con l'aspetto seicentesco, misurato, della villa, sorprende la veste eclettica della facciata sul giardino, dalla rettilinea volumetria, con ali laterali leggermente avanzate e un attico centrale coronato da un alto timpano. Rivive la tradizione quattrocentesca lombarda nell'uso della terracotta, unita al marmo bianco, nelle modanature e negli inserti decorativi. Timpani acuti, spezzati, curvilinei, teste di cherubino, ghirlande, altorilievi di figure femminili, alcune audacemente a seno scoperto, sono modellati, alla metà del XIX secolo, su disegno di Luigi Scrosati e di Giovan Battista Boni.

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  3. Un preesistente edificio di Andrea Palladio sembra abbia ispirato il progetto architettonico che Donato I Silva probabilmente affidò, verso il 1660, a Gian Domenico Richini. La matrice richiniana della villa emerge infatti nel particolare tipo di pulvino, rastremato e modanato, del portico a piano terra.
    Residenza stabile del conte Donato I, la villa fu portata a termine per iniziativa del nipote, Donato II. Bibliofilo e amante delle scienze, allestì nella torretta un osservatorio astronomico e ideò il parco con un orto dove raccolse rarità naturali.
    Il disegno all'italiana dell'originario giardino è tramandato dalle incisioni di Marc'Antonio Dal Re e dell'artista tedesco Karl Remshart: un cannocchiale prospettico lo divideva in due; un parterre di sei aiuole a decorazioni geometriche, un tracciato simmetrico di viali e siepi squadrate, alcune a definire un labirinto, ne disegnavano l'ordinato impianto barocco.
    Il nipote Ercole Silva ereditò da Donato II la passione per le piante oltre all'idea della natura come oggetto di indagine, e realizzò nella villa, primo in Italia, il sogno romantico di un giardino all'inglese. Autore del trattato "Dell'arte dei giardini inglesi", infatti, "seppe far nascere i più vaghi effetti della luce, aprire d'improvviso allo sguardo i lontani prospetti, creare sapienti contrasti di colori". Improvvisi cambi di scena, una natura spontanea e selvaggia, effetti pittorici e pittoreschi, finti ruderi, una collina con tempietto a pianta circolare, inciso nel trattato, e un obelisco (ancora in situ), destavano la componente emotiva del visitatore.
    Dopo un grand tour di formazione in Austria, Germania e Inghilterra, Ercole divenne anche l'artefice del rinnovamento in forme neoclassiche dei saloni di rappresentanza. Legato all'ambiente dell'Accademia di Brera, scelse i migliori esponenti del neoclassicismo milanese, già impegnati nella decorazione della villa Reale di Monza e del Palazzo Reale di Milano.
    Estinta la famiglia Ghirlanda, erede dei Silva e committente, nel parco, dello chalet svizzero e del lodge scozzese, la dimora, dopo vari passaggi di proprietà a privati, fu venduta al comune negli anni '70 del secolo scorso. Cominciarono allora i restauri, per un riuso del bene quale sede della biblioteca civica, luogo per celebrare matrimoni e cornice per convegni; degli stessi anni è l'apertura al pubblico del giardino storico, uno dei pochi esempi sopravvissuti. Un museo fotografico, allestito in forme contemporanee, è visitabile (dal 2003) nell'ala sud della villa.
    Uso attuale: ala nord: servizi: biblioteca; ala sud: museo della fotografia contemporanea; corpo centrale piano nobile: servizi: sale espositive/convegni/concerti; corpo centrale piano terra: matrimoni/ sale rappresentanza Comune

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